mercoledì 15 aprile 2009

Camicie rosse su Bangkok. La situazione politica in Thailandia.

La Thailandia appare di nuovo sull'orlo del caos politico mentre sostenitori dell'ex premier Thaksin protestano per le strade contro l'esercito

Il giorno di Pasqua, quello della resurrezione per i cristiani, una domenica quasi come un’altra per la maggioranza dei thailandesi di fede buddista, la forza dell’ex premier Thaksin Shinawatra si è manifestata al mondo.

Decine di migliaia di suoi sostenitori, calati dalle province, e con indosso camicie rosse quasi garibaldine, ieri hanno invaso la capitale Bangkok. Hanno assaltato il ministero degli interni, hano attaccato auto di ministri, funzionari del governo e persino la vettura del nuovo premier Abhisit Vejjajiva.

Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, truppe hanno sparato in aria, autoblindo e soldati sono stati schierati per le strade con il compito di riportare l’ordine nel Paese dopo che le camicie rosse avevano reso impossibile il pacifico svolgimento del vertice dell’Asean a Pattaya.
In un comizio trasmesso a suoi sostenitori via telefono, Thaksin, che vive in esilio dall’anno scorso, ieri ha detto che questo è il momento d’oro per sollevarsi contro il governo in carica.

In realtà è tutta la politica thailandese che oggi appare distrutta e l’ordine politico asiatico, già vittima della crisi globale asiatica, è sotto gravi pressioni.
La situazione a Bangkok è per molti versi simile a quella di alcuni mesi fa, quando forze pro-Thaksin erano al governo e chi protestava erano i monarchici, che allora avevano le camicie gialle.

Allora dopo mesi di assedio da parte di manifestanti che avevano occupato il palazzo di governo, di fatto protetti dalle forze dell’ordine, il governo era caduto. Una parte di parlamentari della maggioranza era passato all’opposizione e si era istallato il governo attualmente al potere.
In effetti, allora la corte reale, ostile al governo di Thaksin, sostenne quelle proteste, e il giudizio dei tribunali che uno dopo l’altro “licenziavano” due primi ministri regolarmente eletti sulla base di accuse molto controverse.

La realtà del messaggio politico allora era che il potere della corte reale, da 60 anni arbitro dei destini del Paese, era imprescindibile. Oggi le dimostrazioni delle camicie rosse vorrebbero dimostrare che anche Thaksin è una forza imprescindibile del Paese.

In queste ore, e molto probabilmente ancora per giorni e settimane non si saprà il fato della Thailandia o di Thaksin e delle sue camicie rosse.
Di certo, la Thailandia appare diviso come non mai e l’autorevolezza della corte, fattore unificante del Paese da decenni, è scossa. Né è probabile che, al di là del fato delle camicie rosse, la situazione migliori nei prossimi mesi. La crisi economica globale sta aggravando le tensioni sociali e politiche nel Paese, una situazione ideale per chi è all’opposizione.

È nelle povere campagne del nord della Thailandia che la crisi sta colpendo con maggiore durezza, e sono quelle le roccaforti dei lealisti di Thaksin. Da lì sono discese le camicie rosse, che secondo valutazioni indipendenti sono circa 40mila a Bangkok.
In serata le camicie rosse si apprestavano a resistere anche con la forza a soldati e polizia che avessero avuto l’ordine di ricacciarli. Testimoni oculari hanno visto arsenali di bombe molotov, spranghe, mazze.





Intanto sono tornate a girare voci di colpo di stato. L’esercito sembra insoddisfatto di come premier Abhisit stia conducendo la vicenda e vorrebbe guidare la situazione direttamente..
Nel 1997 la crisi finanziaria asiatica portò alla caduta del governo in Thailandia e poi a crisi politiche in tutta la regione, oggi i disordini di Bangkok potrebbero segnare una cammino simile.

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